LUIGI 'GINO' PAGLIARANI
Luigi Pagliarani conosciuto anche come 'Gino' Pagliarani (Rimini, 23 gennaio 1922 – Sorengo, 17 marzo 2001) ha iniziato la sua carriera professionale come giornalista diventando, successivamente, psicologo e psicoterapeuta.
Fu il padre fondatore della psicosocioanalisi italiana (PSOA), disciplina volta alla comprensione degli aspetti inconsci e conflittuali nello sviluppo degli individui, dei gruppi umani e delle istituzioni. Con Franco Fornari, uno dei maggiori psicoanalisti italiani, con cui intraprese una psicoterapia individuale, fondò il Gruppo anti-H e l’Istituto di Polemologia, proponendo esperienze di studio e di sensibilizzazione culturale sul pericolo atomico e sulla gestione del conflitto. In quel periodo iniziò a studiare e diffondere l'opera ed il pensiero di Elliott Jaques, uno psicoanalista canadese allievo di Melanie Klein e fondatore della socioanalisi presso il Tavistock Institute of Human Relations di Londra. A partire dagli anni settanta affiancò la pratica della psicoterapia individuale e di gruppo agli interventi di consulenza e formazione in aziende multinazionali. Esperienze che gli furono utili per ripensare il suo rapporto con la socioanalisi arrivando a ridefinirla come psicosocioanalisi. Tra gli anni settanta e ottanta, insieme ad un gruppo di allievi, fondò la “Cooperativa di psicoterapeuti e formatori” da cui prese le mosse, nel 1983, ARIELE - Associazione Italiana di Psicosocioanalisi. Successivamente l’Associazione si divise per dare vita anche ad un ramo più improntato all’ambito della terapia: ARIELE Psicoterapia. Nel suo pensiero era fondamentale la dimensione “politica” (nel senso della polis, della partecipazione alla cosa pubblica) nell'esperienza umana individuale e sociale. Riteneva centrale il tema della creatività e progettualità, pensando la condizione di figlio, il puer, come fondamentale nel determinare una costante tensione verso la propria realizzazione. In ambito organizzativo si concentrò sullo studio della funzione della leadership e sulle forme funzionali e difensive di esercizio del potere. A livello delle dinamiche sociali si applicò particolarmente allo studio del conflitto, intendendolo come condizione ineluttabile dell’umana esistenza: conflitto concepito come insito nella stessa possibilità di relazione, solamente affrontando il quale, attraverso la ricerca di una soluzione matura, ossia un’incontro con l’altro, diviene possibile gestirlo addivenendo ad una situazione, sempre temporanea, di pace. |
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