LA PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
Il termine "psico-terapia" etimologicamente deriva dal greco "psychè" (anima) e "therapeia" (cura): significa dunque "cura dell’anima".
La psicoterapia si occupa della cura di un disagio (o disturbo) che può essere di diversa gravità e che può andare da un disadattamento modesto ad una situazione più complessa caratterizzata da una sintomatologia più grave. Una condizione che, al di là della complessità della situazione, è segno di una generale difficoltà che la persona vive nella vita quotidiana: una condizione che ostacola la crescita e lo sviluppo della persona e che si esprime nella percezione di un senso diffuso di malessere.
Dal punto di vista psicoanalitico si ritiene che il sintomo manifestato dal paziente sia la conseguenza di un conflitto inconscio, interno alla persona ma non chiaramente riconosciuto, e che possa essere attribuibile a problemi o difficoltà esperite nel corso della sua esistenza, sin dai primi periodi della vita.
Per poter far fronte ad avvenimenti e richieste del mondo esterno che non si riesce a gestire si sviluppano delle difese (intese in senso psicologico) che, attraverso una limitazione più o meno accentuata delle possibilità di azione della persona, hanno l’obiettivo di mantenerla in una situazione, già conosciuta e sperimentata, che si ritiene di saper gestire.
Se così si riesce, almeno parzialmente, a gestire l’evento problematico (traumatico), questo continua però a sussistere internamente come conflitto psichico inconscio. È tale conflitto, inteso dunque come relazione antagonistica tra esigenze diverse esperite dalla persona (da una parte il desiderio e dall’altra le interdizioni provenienti dal mondo esterno), che viene ripetutamente espresso all’esterno sotto forma di sintomo.
Nel sintomo, riprendendo la concezione freudiana, viene messa in discussione l'idea di un individuo sovrano di se stesso, dell'individuo pienamente in controllo del suo essere. Il sintomo, allora, comunica qualcosa sull'individuo stesso, qualcosa che l'individuo non sa di sapere. Solamente ricercando il significato di quel sintomo l'individuo potrà riuscire a sapere qualcosa di sé, a conoscersi, passando dallo stato di vittima, che sente di non riuscire a gestirsi ritrovandosi completamente in balia delle situazioni che vive, allo stato di soggetto, che riesce a dare una direzione alla propria vita. Nel sintomo, in quanto coincidenza (da "sympiptein", ossia syn, con, e piptein, cadere) di qualcosa con un altro fatto, si dà la possibilità di riconoscersi.
Continuando ancora sul piano etimologico: se "psychè" vuole dire alito, respiro e, poiché ciò è condizione del vivere, anche vita, da cui spirito e anima, "therapèia, theràpio, therapium" vuol dire essere servitori, mettersi al servizio, servire. La "therapéia" allude originariamente ad un rapporto di dipendenza, di subalternità del terapeuta rispetto a colui che è l’oggetto della terapia: la terapia quindi non è una manomissione, un intervento di sovraordinazione rispetto al paziente ma, al contrario, è un porsi al suo servizio.
"Cura" deriva direttamente dal termine latino 'cura' e all’origine significa preoccupazione, sollecitudine, interesse verso qualcuno o verso qualcosa: il concetto allude dunque a un rapporto, un rapporto tra colui che è il destinatario di questa sollecitudine e colui che è invece il soggetto da cui scaturisce la sollecitudine. Da ciò deriva che "cura" non ha un significato assoluto ma indica una relazione; non può mai essere considerato nella sua intrinseca assolutezza, perché include un rapporto tra almeno due soggetti che, attraverso la cura, appunto, entrano in relazione.
Lo psicoterapeuta che utilizza un approccio psicoanalitico non cerca di dirigere il paziente verso una meta predeterminata, ritenendo già di sapere quale sia il bene per lui, ma si pone al suo fianco, cercando di accompagnarlo nella rielaborazione dei conflitti interni, con il fine di sostenerlo nell’acquisizione della consapevolezza necessaria per dare senso ai sintomi espressi e potendo così arrivare a modificare le proprie modalità relazionali con il mondo esterno. Al di là della sofferenza e dei modelli sociali vigenti, quindi, il fine della cura psicoanalitica è quello di aiutare il paziente a darsi la possibilità di scegliere, arrivando a vivere la propria unicità di soggetto.
La psicoterapia si occupa della cura di un disagio (o disturbo) che può essere di diversa gravità e che può andare da un disadattamento modesto ad una situazione più complessa caratterizzata da una sintomatologia più grave. Una condizione che, al di là della complessità della situazione, è segno di una generale difficoltà che la persona vive nella vita quotidiana: una condizione che ostacola la crescita e lo sviluppo della persona e che si esprime nella percezione di un senso diffuso di malessere.
Dal punto di vista psicoanalitico si ritiene che il sintomo manifestato dal paziente sia la conseguenza di un conflitto inconscio, interno alla persona ma non chiaramente riconosciuto, e che possa essere attribuibile a problemi o difficoltà esperite nel corso della sua esistenza, sin dai primi periodi della vita.
Per poter far fronte ad avvenimenti e richieste del mondo esterno che non si riesce a gestire si sviluppano delle difese (intese in senso psicologico) che, attraverso una limitazione più o meno accentuata delle possibilità di azione della persona, hanno l’obiettivo di mantenerla in una situazione, già conosciuta e sperimentata, che si ritiene di saper gestire.
Se così si riesce, almeno parzialmente, a gestire l’evento problematico (traumatico), questo continua però a sussistere internamente come conflitto psichico inconscio. È tale conflitto, inteso dunque come relazione antagonistica tra esigenze diverse esperite dalla persona (da una parte il desiderio e dall’altra le interdizioni provenienti dal mondo esterno), che viene ripetutamente espresso all’esterno sotto forma di sintomo.
Nel sintomo, riprendendo la concezione freudiana, viene messa in discussione l'idea di un individuo sovrano di se stesso, dell'individuo pienamente in controllo del suo essere. Il sintomo, allora, comunica qualcosa sull'individuo stesso, qualcosa che l'individuo non sa di sapere. Solamente ricercando il significato di quel sintomo l'individuo potrà riuscire a sapere qualcosa di sé, a conoscersi, passando dallo stato di vittima, che sente di non riuscire a gestirsi ritrovandosi completamente in balia delle situazioni che vive, allo stato di soggetto, che riesce a dare una direzione alla propria vita. Nel sintomo, in quanto coincidenza (da "sympiptein", ossia syn, con, e piptein, cadere) di qualcosa con un altro fatto, si dà la possibilità di riconoscersi.
Continuando ancora sul piano etimologico: se "psychè" vuole dire alito, respiro e, poiché ciò è condizione del vivere, anche vita, da cui spirito e anima, "therapèia, theràpio, therapium" vuol dire essere servitori, mettersi al servizio, servire. La "therapéia" allude originariamente ad un rapporto di dipendenza, di subalternità del terapeuta rispetto a colui che è l’oggetto della terapia: la terapia quindi non è una manomissione, un intervento di sovraordinazione rispetto al paziente ma, al contrario, è un porsi al suo servizio.
"Cura" deriva direttamente dal termine latino 'cura' e all’origine significa preoccupazione, sollecitudine, interesse verso qualcuno o verso qualcosa: il concetto allude dunque a un rapporto, un rapporto tra colui che è il destinatario di questa sollecitudine e colui che è invece il soggetto da cui scaturisce la sollecitudine. Da ciò deriva che "cura" non ha un significato assoluto ma indica una relazione; non può mai essere considerato nella sua intrinseca assolutezza, perché include un rapporto tra almeno due soggetti che, attraverso la cura, appunto, entrano in relazione.
Lo psicoterapeuta che utilizza un approccio psicoanalitico non cerca di dirigere il paziente verso una meta predeterminata, ritenendo già di sapere quale sia il bene per lui, ma si pone al suo fianco, cercando di accompagnarlo nella rielaborazione dei conflitti interni, con il fine di sostenerlo nell’acquisizione della consapevolezza necessaria per dare senso ai sintomi espressi e potendo così arrivare a modificare le proprie modalità relazionali con il mondo esterno. Al di là della sofferenza e dei modelli sociali vigenti, quindi, il fine della cura psicoanalitica è quello di aiutare il paziente a darsi la possibilità di scegliere, arrivando a vivere la propria unicità di soggetto.
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