TRADOTTI
SITUAZIONI CATASTROFICHE
Lezione dettata dal Dr. Enrique Pichon-Rivière, il 02/08/1968
(Il titolo originale della lezione è “Situaciones catastróficas” e la traduzione dallo spagnolo è ad opera di Lorenzo Sartini)
Oggi tratteremo alcuni temi estranei a quelli abituali, a proposito della situazione catastrofica che ha un aspetto manifesto e un altro latente. La situazione catastrofica coincide con l’apparizione della malattia mentale in un membro di un gruppo familiare ma, inoltre, la situazione catastrofica si è estesa, negli ultimi anni, allo studio di situazioni collettive caratteristiche di ansietà e panico, come inondazioni, terremoti, movimenti di origine tellurica che prendono alla sprovvista la collettività umana.
Anni fa ci siamo dedicati allo studio dell’inondazione come tema tipico della situazione catastrofica.
Si parla di situazione catastrofica quando colpisce un insieme umano che, in un momento specifico, si vede sottomesso a frustrazioni e paure, con fenomeni di esplosività e paralisi. È una comunità non operativa, che difficilmente si difende dalla situazione e che non può pianificare. Negli Stati Uniti esiste un dipartimento di situazioni catastrofiche, dipendenti da un Ministero, perché là il problema delle inondazioni è molto frequente, soprattutto nel sud. Per mezzo di questo si sono stabilite una quantità di tecniche e si è anche sistematizzato l’approccio per risolvere situazioni di questo tipo.
Circa due o tre anni fa abbiamo pubblicato un lavoro nel quale abbiamo studiato attentamente una situazione di inondazione che ebbe luogo, che in realtà era la ripetizione di qualcosa che molte volte io avevo vissuto sulla costa.
La situazione catastrofica può seguire vari passi; ne abbiamo studiati tre.
Nella situazione iniziale, supponiamo un’inondazione, la prima è una fase subliminale, dove sono negati una quantità di aspetti concreti. Per esempio, nell’inondazione ci sono sintomi caratteristici, soprattutto nel Paranà, come l’apparizione di “detriti” e di un odore particolarissimo, di fango, che ogni uomo della regione conosce.
La cosa più curiosa è che quando appare viene repressa, e quando viene repressa vengono attribuiti al vicino della zona una serie di danni in altri termini, cioè, a causa della sua azione o per il bestiame che ha, ecc., ossia si verifica l’attribuzione paranoica all’altro, ma deformata, e ciò che non vogliono percepire è proprio ciò di cui hanno esperienza perché le inondazioni sono frequenti.
Ho fatto lo studio in una zona urbana, dove l’inondazione ha coinvolto tre grandi istituzioni del popolo: una cappella, il cimitero e il bordello.
La captazione subliminale si verifica per il fatto che, osservando il fiume, c’è un aumento di velocità e di corrente e si verifica, spesso, l’apparizione di tronchi. Ci sono anche animali che, insieme con altri in putrefazione, provocano un odore particolare; quell’odore particolare è il più primitivo di tutti, è quello che dà la possibilità di riconoscere la situazione catastrofica. Ma viene negata perché c’è un sentimento ecologico di non mobilità dalla regione; la prova è che, una volta passata l’inondazione, tornano allo stesso luogo.
Questa situazione di negazione del fatto è fondamentale e può essere spiegata in termini di ecologia umana e di pensiero magico per il fatto che il non muoversi dal luogo significa, per essi, non provocare un danno alla zona, come se negando il danno si provocasse una paralisi o una sospensione dell’inondazione.
Il secondo periodo inizia con gli sforzi dell’équipe di salvataggio che si imbatte immediatamente in difficoltà e in gravi conflitti, anche in conflitti armati, dove i marinai della Sotto-prefettura devono cercare le persone e sono ricevuti con spari e vengono aggrediti. Per esempio, un aneddoto della correlazione tra le commissioni di salvataggio e gli inondati è quello in cui c’era una famiglia che si trovava sul tetto; passò una barca di salvataggio e domandò quante persone c’erano, per portarli via; uno rispose: “non c’è nessuno”. E la barca continuò. Fu il colmo, però, da parte di entrambi, perché anche l’uomo che si occupava dei salvataggi era della regione ed aveva vissuto situazioni simili.
Cosicché, possiamo qualificare il secondo periodo attraverso il confronto dell’équipe di salvataggio con i feriti e le vittime di catastrofe. Questo può accadere in qualsiasi situazione collettiva, in cui l’incidente è più o meno generale.
Non c’è tecnica razionale per gestire queste situazioni perché, generalmente, nei sottogruppi (quelli che vogliono andare e quelli che vogliono rimanere), c’è un leader di resistenza al cambiamento e che ha obblighi nella zona. Nell’inondazione di cui riferisco, in un’isola vicino a Paranà, c’era un soggetto che con il fucile in mano difendeva la sua proprietà; dopo che fu limitato si scoprì che la madre stava annegando. Ma la fantasia inconscia che aveva era che, siccome questo coincideva con la possibilità di un golpe, allora lui, magicamente, rimanendo nell’isola, si rassicurava sul fatto che l’inondazione sarebbe cessata e sarebbe stato possibile l’ultimo golpe politico. Ricordo inondazioni quando ero molto giovane, dove lo sforzo che tutti facevamo, ciò per cui tutti collaboravamo, era convincerli ad evacuare una zona estremamente pericolosa, dove c’era la necessità di prendersi le cose, e lì uno capisce che cos’è l’ecologia umana, ossia la relazione dell’uomo con il suo ambiente, prendersi un lettino, un materasso, cose che potrebbero essere sostituite; vale a dire, il sentimento di appartenenza, rispetto a ciò che era stato pagato, era di tale intensità che il salvataggio fu molto difficile.
Nel terzo periodo, che è quello della condotta delle vittime di catasftrofi salvate, queste iniziavano ad avere un livello di pretese e di rivendicazioni come se l’inondazione fosse stata provocata con una finalità determinata. C’era una razionalizzazione del fatto che l’inondazione fosse stata provocata in quel periodo per ragioni politiche, per evitare un golpe.
Si verificano molte situazioni quando viene fatto salvataggio, a volte si ritengono vere guerre marittime perché si odono le scariche.
Una volta evacuati su un terreno solido, iniziava un fenomeno molto curioso, che era un fenomeno di dissoluzione, cioè per cattiva tecnica nella gestione sociale; si è visto che si incaricavano di dividere la famiglia, c’era una scissione, ciò che debilitava considerevolmente il gruppo familiare, che aveva un’angoscia molto grande per il futuro del gruppo segregato, per il fatto che, in quei periodi, potevano apparire determinate epidemie e malattie.
Questa situazione di reintegrazione all’interno di un ambiente sicuro, viene seguita, prima di quella totale, dalla collocazione nei reggimenti, negli ospedali, nelle chiese, ecc. Sembravano dei pazienti perché mostravano mancanza di capacità che prima avevano mostrato in altri compiti operativi; in questo caso sembrava avessero un blocco strumentale poiché non lavoravano e quando ricevevano materiale per coprirsi lo rivendevano sistematicamente. Intorno ad un gruppo di vittime di catastrofe se ne formava un altro di piccoli compratori che negoziavano ciò che era stato acquisito dallo Stato; si stabiliva un commercio di attività febbrili e uno stato di esaltazione particolare, che era in aumento, con l’aiuto dell’alcool, e entravano in stati di carnevale, cioè con gruppi che si costituivano come rappresentanti di altri, con musica e anche con grande frequenza di furti. La caratteristica di questi furti era che erano furtarelli, piccoli furti. Ci furono anche casi di violazioni, crimini, sequestri di alcuni abitanti della zona secca che pretendevano di portare nel loro ambiente. Ora, si è sempre visto che erano sostituti di altri che erano scomparsi. Ma la cosa più drammatica nella situazione che ho visto era la relazione con il cimitero e con l’inondazione e con la ricerca del “morto affogato”, vale a dire che il fiume portava tutti i segnali e allora si produceva una ricerca frenetica dei luoghi che molte volte venivano trovati; non ho mai sentito la forza del pianto di questi gruppi, anche se c’era un lutto particolare, perché tutti erano in lutto; tutti cercavano il luogo dove i propri parenti erano stati sotterrati, erano morti che erano morti per la seconda volta, quindi si vedeva il lutto reale per la prima volta e con un’intensità sfrenata. Questo dava motivo a un lavoro di lutto intenso che alleviava la comunità, come tutti i rituali funerari.
Ogni tentativo di aggiudicazione di terre in luoghi nuovi falliva. Il ritorno doveva essere al luogo originario e costruivano la casa nella stessa maniera di prima, ciò che non risolveva la situazione.
C’erano anche sottogruppi con ideologie differenti, che entravano in conflitto perché, evidentemente, c’erano autorità locali che non facevano niente, il cui unico compito era passare in barca e chiedere chi c’era, se c’era ancora qualcuno.
In questo modo terminava tutto come un festino, con feste, con ritorni al luogo, un’altra volta con abbuffate ed eccessi di ogni tipo e c’erano momenti di grave pericolosità per le piccole popolazioni che erano realmente assaltate da essi, come se fossero responsabili e depositari della responsabilità.
Queste situazioni catastrofiche sono state studiate negli Stati Uniti con molta attenzione, perché sono molto frequenti, ed hanno creato un istituto per le situazioni catastrofiche dove si formano psicologi sociali specializzati, con tecniche di salvataggio, di persuasione, o di gruppi che possono influire sulle altre comunità per poterle evacuare in tempo, perché tutto il problema è nell’evacuazione in tempo, che non si realizza per quella lentezza caratteristica.
All’interno delle situazioni catastrofiche in generale, appare, come stato principale, il panico, che in alcuni casi paralizza e in altri promuove la fuga. Un caso di situazione catastrofica nell’ambiente urbano è stato l’incidente di River Plate, dove, evidentemente, ci sono state una quantità di fattori che impedirono l’evacuazione, dove la maggior parte dei morti è avvenuta per asfissia e si è vista una montagna di scarpe nelle foto, che rappresentavano la pressione su ambedue i lati per arrivare su, e c’era un paziente, che morì in seguito, che è salito 25 metri, come spinto da una catapulta. Questa, come altre situazioni catastrofiche possono essere previste; in questo caso l’incontro frontale tra i tifosi del Boca e la polizia ha costituito l’inconveniente principale, la chiusura o no delle porte fu secondaria. Il meccanismo di fuga di fronte a minacce provocate alla polizia, perché gli tirarono di tutto, è stato l’elemento principale.
Un’altra situazione catastrofica tipica è stata quella di Lima, pochi anni prima, dove l’intervento dei due leaders provocatori, scatenò una situazione di dispersione e di rottura di tutti i modelli di comportamento; la situazione catastrofica era data dalla perdita dei ruoli abituali di ciascuno e con la perdita assoluta della comunicazione, dove c’erano persone che gridavano di essere in pericolo e che avrebbero potuto essere salvate da altri, ma non c’era un linguaggio comprensibile.
In ogni situazione di panico si produce, come primo segnale, un disturbo della comunicazione e la cosa importante è che si produce una negazione del pericolo e una negazione dell’identità delle persone che possono trovarsi nella situazione di panico. Naturalmente, come situazione di panico o catastrofica più intensa abbiamo la guerra, ma per il fatto che in guerra i soldati sono istituzionalizzati nei propri incarichi, con le difese adeguate, non si arrendono.
Lo psicologo sociale può fare molto in situazioni come quella delle inondazioni, gestendo le situazioni gruppali e cercando di creare ideologie speciali di salvataggio, contro leaders che sempre appaiono, oppositori, come se l’inondazione fosse mandata dal governo. In ogni situazione di panico, base della situazione catastrofica, lo psicologo sociale può agire facendo gruppi, chiarendo l’intensità delle paure della perdita e dell’attacco, che coesistono e cooperano nello stesso momento; da lì, cioè, la paralisi di alcuni o la fuga di altri, si perde completamente il senso della cooperazione in una situazione di pericolo massimo. Il compito specifico dello psicologo sociale è prendere contatto con quelle persone che non vogliono uscire e che provocano ritardi e conflitti di ogni tipo e che, inoltre, sono leaders non solamente della permanenza ma sono, quindi, leaders oppositori dal punto di vista politico, come se, per mezzo di questo, si realizzasse un’azione magica che sconfigge il governo esistente.
La situazione catastrofica ha un aspetto curioso, perciò lo colleghiamo con le psicosi ipnotiche; ha un’oscurità e un panico che può essere definito come la presenza simultanea della paura della perdita e della paura dell’attacco, con un’intensità tale che paralizzano o disorientano totalmente, o di fuga dal luogo di pericolo.
Colleghiamo questo tema con le psicosi ipnotiche e confusionali che la psichiatria descrive, laddove negli stati catastrofici si vede proprio la confusione di ruoli tra i membri, vale a dire i membri di un gruppo determinato hanno i propri ruoli confusi, non possono operare e necessitano allora di personale che li orienti. Assomiglia, dal punto di vista individuale, a stati confusionali di altro tipo, che obbediscono a molteplici cause e che possono essere collegati tutti con l’incubo o con la notte, il sognare e il dormire, perché, studiando gruppi di persone vittime di catastrofe, si vede che hanno stati di insonnia per il fatto di trovarsi in uno stato di vigilanza permanente. In queste notti appaiono situazioni simili alle situazioni ipnotiche individuali, legate alla mitologia, al folklore, ecc., e che temono l’apparizione di un lobizon[1], o qualsiasi di quei personaggi.
Gli stati confusionali sono la base di ogni comunità vittima di catastrofe, dove la gente perde operatività per la confusione. Questa confusione si deve ad un incremento improvviso delle paure di base, che gli impedisce di operare e sono come stupiti o fanno fughe molte volte inadeguate.
Le psicosi ipnotiche possono essere raggruppate in accordo ai meccanismi del sogno. Nel sogno si ha uno stato di pre-sonno; uno stato di sonnolenza; si ha uno stato di sonno con sogni e si ha un altro sonno con attività motoria.
Corrispondono agli stati confusionali della psichiatria ed abbiamo stabilito una correlazione tra loro. Tra le psicosi ipnotiche confusionali, la prima si chiama confusione semplice, nella quale si avverte come sintomo caratteristico la confusione di identità, disturbi della memoria e disturbi della propria identità, dove il soggetto si sente confuso, dove compie continuamente un gesto come di togliersi qualcosa dalla fronte, che si chiama obnubilazione, come se avesse una nube nella mente. La confusione semplice manca, generalmente, di contenuti psicologici o ce ne sono molto pochi, e può apparire in qualsiasi momento del giorno.
Le altre forme più tipiche sono quelle della confusione mentale con onirismo, sono le confusioni mentali, gli stati di obnubilazione più la proiezione di stati del sogno nella realtà. Sono stati oniroidi che si vedono spesso nei ragazzi, perché il ragazzo con una temperatura ad uno speciale livello di eccitazione li patisce. Allora inizia a proiettare i suoi sogni angoscianti ed ha una gran paura di fronte a questo. Sono stati caratteristici di disturbi tossici o infettivi e costituiscono il gran numero di quelle chiamate psicosi esogene. Questi malati con un trattamento adeguato possono risolvere la loro situazione molto rapidamente e la vera prevenzione della malattia mentale avviene nelle prime 24 ore di ogni paziente che soffre questo stato confusionale che poi va ad alimentare quadri più gravi.
L’altra malattia è equivalente al sonno con agitazione motoria, ossia, la forma sonnambulica; ha un’attività, un’agitazione così disperata, che c’è una liberazione della motricità che non appare nel sogno normale, dove la motricità è inibita. È ciò che si chiama sonnambulismo e sonniloquio (il parlare nei sogni). Questi stati appartengono generalmente all’isteria.
Il caso tipico di confusione è la confusione mentale “stuporosa”, è lo stato di sogno profondo, chiamato, da alcuni, sogno di piombo e dove hanno la sensazione di non sognare, cosa che non accadde perché l’attività cerebrale si trova in funzione e nessuno smette di sognare, ciò che è provato con l’elettroencefalogramma.
I quadri di confusione semplice come equivalente alla sonnolenza, la confusione mentale oniroide, che è la confusione con sogni proiettati, la confusione mentale agitata e quella “stuporosa”, costituiscono quattro stadi confusionali o psicosi ipnotiche, chiamate così perché sono psicosi della notte, non solamente del sonno ma della notte, e che significano, dal punto di vista diagnostico e prognostico, un buon dato, il fatto che iniziano di notte.
La cosa importante è che le psicosi confusionali si legano a moltissimi stati, soprattutto post-infettivi.
L’importanza che ha l’insistere su questi stati confusionali, che appaiono a volte tra le righe, vale a dire che il soggetto entra in confusione e ne esce, entra e ne esce, è che questi stati servono per alimentare situazioni psicotiche più profonde e sono chiamati momenti chiave delle psicosi croniche per il fatto che il soggetto che inizia ad avere un'attività di veglia anormale (per esempio, che si sente osservato o vigilato) produce un sogno di quel tipo rinforzato da quelle che vengono chiamate idee post-oniriche, le idee deliranti come realtà, e si svegliano con l’idea che ciò che hanno vissuto durante il sogno è una realtà concreta, e quindi alimenta il sistema psicotico.
Dietro tutto questo abbiamo il panico che si produce per un’interferenza brusca delle due ansietà e una disgregazione, in un certo senso, con confusione relativa, caratteristiche di situazioni che abbiamo descritto come situazioni patoritmiche. Le malattie che maggiormente producono questi stati sono l’isteria e l’epilessia. Nell’isteria abbiamo la caratteristica dell’incubo, e nell’epilessia quella del pavor notturno. Nell’incubo il bambino sogna angosciato ma può essere risvegliato, e quando si sveglia proietta sulle pareti della sua stanza il contenuto dei suoi sogni e rimane sveglio. Nel caso del pavor notturno, molto difficilmente sono risvegliabili; stanno con gli occhi aperti, come se fossero svegli, e appena esprimono il contenuto di un sogno angosciante si addormentano immediatamente. Vale a dire che tendono immediatamente ad una maggiore regressione e ad un’incorporazione di quei contenuti nella loro mente, mentre l’isterico rimane con la paura. Nell’epilessia, il pavor motturno è caratterizzato dal dormire con gli occhi aperti, angosciato, e si fanno alcune manovre come l’enuresi, l’encopresi, le crisi masticatorie, il digrignamento dei denti, crisi di ogni tipo, dove l’epilessia viscerale, che prende tutti gli organi, si manifesta molto facilmente durante la notte, sviluppando una sindrome notturna, a volte come un addome acuto, un’appendicite acuta, equivalente a un’epilessia viscerale.
La connessione che abbiamo fatto tra situazioni catastrofiche e situazioni ipnotiche ha la particolarità che sono tutte di carattere improvviso, si verifica il panico come situazione di base.
[1] Il lobizon è un uomo che può tramutarsi in animale, una sorta di lupo mannaro, una figura che, con proprie specifiche caratteristiche, appartiene anche alla cultura e alle leggende popolari dell’Argentina: “… le radici affondano nel mito dell'Uomo-Lupo germanico. Il settimo figlio di una famiglia diventerebbe un lobizon quando è adolescente; se però il settimo figlio è una femmina la maledizione non si compie. Per potersi tramutare in forma di animale è necessario seguire un rituale preciso: colui che vuole trasformarsi deve ruotare su se stesso tre volte in circolo, in elementi disgregati quali sabbia, cenere o polvere tombale. Il lobizon ritorna umano durante il giorno e si trasforma solo nelle notti di martedì e venerdì. L'uomo non morirà se il lobizon viene ferito nè realizzerà di esserlo stato nella sua forma di animale. Il lobizon è un ibrido tra un cane e un maiale, ha orecchie larghe e mangia i bambini non battezzati, gli escrementi e i rifiuti trovati nei fiumi, e i suoi occhi sembrano essere infuocati. E' immune alle armi da fuoco può essere ucciso solo con armi da taglio. Le vittime sopravvissute diverranno a loro volta dei lobizon, anche se questa eventualità è rara perché il lobizon non lascia superstiti. La trasformazione avviene anche inghiottendo la saliva di un altro lobizon; questa creatura può acquisire forma di cane e gli altri cani non lo attaccheranno ma saranno suoi compagni.” (tratto da http://www.thexplan.net/XZone/phenomena/licantropia/leggende_pop.htm)
(Il titolo originale della lezione è “Situaciones catastróficas” e la traduzione dallo spagnolo è ad opera di Lorenzo Sartini)
Oggi tratteremo alcuni temi estranei a quelli abituali, a proposito della situazione catastrofica che ha un aspetto manifesto e un altro latente. La situazione catastrofica coincide con l’apparizione della malattia mentale in un membro di un gruppo familiare ma, inoltre, la situazione catastrofica si è estesa, negli ultimi anni, allo studio di situazioni collettive caratteristiche di ansietà e panico, come inondazioni, terremoti, movimenti di origine tellurica che prendono alla sprovvista la collettività umana.
Anni fa ci siamo dedicati allo studio dell’inondazione come tema tipico della situazione catastrofica.
Si parla di situazione catastrofica quando colpisce un insieme umano che, in un momento specifico, si vede sottomesso a frustrazioni e paure, con fenomeni di esplosività e paralisi. È una comunità non operativa, che difficilmente si difende dalla situazione e che non può pianificare. Negli Stati Uniti esiste un dipartimento di situazioni catastrofiche, dipendenti da un Ministero, perché là il problema delle inondazioni è molto frequente, soprattutto nel sud. Per mezzo di questo si sono stabilite una quantità di tecniche e si è anche sistematizzato l’approccio per risolvere situazioni di questo tipo.
Circa due o tre anni fa abbiamo pubblicato un lavoro nel quale abbiamo studiato attentamente una situazione di inondazione che ebbe luogo, che in realtà era la ripetizione di qualcosa che molte volte io avevo vissuto sulla costa.
La situazione catastrofica può seguire vari passi; ne abbiamo studiati tre.
Nella situazione iniziale, supponiamo un’inondazione, la prima è una fase subliminale, dove sono negati una quantità di aspetti concreti. Per esempio, nell’inondazione ci sono sintomi caratteristici, soprattutto nel Paranà, come l’apparizione di “detriti” e di un odore particolarissimo, di fango, che ogni uomo della regione conosce.
La cosa più curiosa è che quando appare viene repressa, e quando viene repressa vengono attribuiti al vicino della zona una serie di danni in altri termini, cioè, a causa della sua azione o per il bestiame che ha, ecc., ossia si verifica l’attribuzione paranoica all’altro, ma deformata, e ciò che non vogliono percepire è proprio ciò di cui hanno esperienza perché le inondazioni sono frequenti.
Ho fatto lo studio in una zona urbana, dove l’inondazione ha coinvolto tre grandi istituzioni del popolo: una cappella, il cimitero e il bordello.
La captazione subliminale si verifica per il fatto che, osservando il fiume, c’è un aumento di velocità e di corrente e si verifica, spesso, l’apparizione di tronchi. Ci sono anche animali che, insieme con altri in putrefazione, provocano un odore particolare; quell’odore particolare è il più primitivo di tutti, è quello che dà la possibilità di riconoscere la situazione catastrofica. Ma viene negata perché c’è un sentimento ecologico di non mobilità dalla regione; la prova è che, una volta passata l’inondazione, tornano allo stesso luogo.
Questa situazione di negazione del fatto è fondamentale e può essere spiegata in termini di ecologia umana e di pensiero magico per il fatto che il non muoversi dal luogo significa, per essi, non provocare un danno alla zona, come se negando il danno si provocasse una paralisi o una sospensione dell’inondazione.
Il secondo periodo inizia con gli sforzi dell’équipe di salvataggio che si imbatte immediatamente in difficoltà e in gravi conflitti, anche in conflitti armati, dove i marinai della Sotto-prefettura devono cercare le persone e sono ricevuti con spari e vengono aggrediti. Per esempio, un aneddoto della correlazione tra le commissioni di salvataggio e gli inondati è quello in cui c’era una famiglia che si trovava sul tetto; passò una barca di salvataggio e domandò quante persone c’erano, per portarli via; uno rispose: “non c’è nessuno”. E la barca continuò. Fu il colmo, però, da parte di entrambi, perché anche l’uomo che si occupava dei salvataggi era della regione ed aveva vissuto situazioni simili.
Cosicché, possiamo qualificare il secondo periodo attraverso il confronto dell’équipe di salvataggio con i feriti e le vittime di catastrofe. Questo può accadere in qualsiasi situazione collettiva, in cui l’incidente è più o meno generale.
Non c’è tecnica razionale per gestire queste situazioni perché, generalmente, nei sottogruppi (quelli che vogliono andare e quelli che vogliono rimanere), c’è un leader di resistenza al cambiamento e che ha obblighi nella zona. Nell’inondazione di cui riferisco, in un’isola vicino a Paranà, c’era un soggetto che con il fucile in mano difendeva la sua proprietà; dopo che fu limitato si scoprì che la madre stava annegando. Ma la fantasia inconscia che aveva era che, siccome questo coincideva con la possibilità di un golpe, allora lui, magicamente, rimanendo nell’isola, si rassicurava sul fatto che l’inondazione sarebbe cessata e sarebbe stato possibile l’ultimo golpe politico. Ricordo inondazioni quando ero molto giovane, dove lo sforzo che tutti facevamo, ciò per cui tutti collaboravamo, era convincerli ad evacuare una zona estremamente pericolosa, dove c’era la necessità di prendersi le cose, e lì uno capisce che cos’è l’ecologia umana, ossia la relazione dell’uomo con il suo ambiente, prendersi un lettino, un materasso, cose che potrebbero essere sostituite; vale a dire, il sentimento di appartenenza, rispetto a ciò che era stato pagato, era di tale intensità che il salvataggio fu molto difficile.
Nel terzo periodo, che è quello della condotta delle vittime di catasftrofi salvate, queste iniziavano ad avere un livello di pretese e di rivendicazioni come se l’inondazione fosse stata provocata con una finalità determinata. C’era una razionalizzazione del fatto che l’inondazione fosse stata provocata in quel periodo per ragioni politiche, per evitare un golpe.
Si verificano molte situazioni quando viene fatto salvataggio, a volte si ritengono vere guerre marittime perché si odono le scariche.
Una volta evacuati su un terreno solido, iniziava un fenomeno molto curioso, che era un fenomeno di dissoluzione, cioè per cattiva tecnica nella gestione sociale; si è visto che si incaricavano di dividere la famiglia, c’era una scissione, ciò che debilitava considerevolmente il gruppo familiare, che aveva un’angoscia molto grande per il futuro del gruppo segregato, per il fatto che, in quei periodi, potevano apparire determinate epidemie e malattie.
Questa situazione di reintegrazione all’interno di un ambiente sicuro, viene seguita, prima di quella totale, dalla collocazione nei reggimenti, negli ospedali, nelle chiese, ecc. Sembravano dei pazienti perché mostravano mancanza di capacità che prima avevano mostrato in altri compiti operativi; in questo caso sembrava avessero un blocco strumentale poiché non lavoravano e quando ricevevano materiale per coprirsi lo rivendevano sistematicamente. Intorno ad un gruppo di vittime di catastrofe se ne formava un altro di piccoli compratori che negoziavano ciò che era stato acquisito dallo Stato; si stabiliva un commercio di attività febbrili e uno stato di esaltazione particolare, che era in aumento, con l’aiuto dell’alcool, e entravano in stati di carnevale, cioè con gruppi che si costituivano come rappresentanti di altri, con musica e anche con grande frequenza di furti. La caratteristica di questi furti era che erano furtarelli, piccoli furti. Ci furono anche casi di violazioni, crimini, sequestri di alcuni abitanti della zona secca che pretendevano di portare nel loro ambiente. Ora, si è sempre visto che erano sostituti di altri che erano scomparsi. Ma la cosa più drammatica nella situazione che ho visto era la relazione con il cimitero e con l’inondazione e con la ricerca del “morto affogato”, vale a dire che il fiume portava tutti i segnali e allora si produceva una ricerca frenetica dei luoghi che molte volte venivano trovati; non ho mai sentito la forza del pianto di questi gruppi, anche se c’era un lutto particolare, perché tutti erano in lutto; tutti cercavano il luogo dove i propri parenti erano stati sotterrati, erano morti che erano morti per la seconda volta, quindi si vedeva il lutto reale per la prima volta e con un’intensità sfrenata. Questo dava motivo a un lavoro di lutto intenso che alleviava la comunità, come tutti i rituali funerari.
Ogni tentativo di aggiudicazione di terre in luoghi nuovi falliva. Il ritorno doveva essere al luogo originario e costruivano la casa nella stessa maniera di prima, ciò che non risolveva la situazione.
C’erano anche sottogruppi con ideologie differenti, che entravano in conflitto perché, evidentemente, c’erano autorità locali che non facevano niente, il cui unico compito era passare in barca e chiedere chi c’era, se c’era ancora qualcuno.
In questo modo terminava tutto come un festino, con feste, con ritorni al luogo, un’altra volta con abbuffate ed eccessi di ogni tipo e c’erano momenti di grave pericolosità per le piccole popolazioni che erano realmente assaltate da essi, come se fossero responsabili e depositari della responsabilità.
Queste situazioni catastrofiche sono state studiate negli Stati Uniti con molta attenzione, perché sono molto frequenti, ed hanno creato un istituto per le situazioni catastrofiche dove si formano psicologi sociali specializzati, con tecniche di salvataggio, di persuasione, o di gruppi che possono influire sulle altre comunità per poterle evacuare in tempo, perché tutto il problema è nell’evacuazione in tempo, che non si realizza per quella lentezza caratteristica.
All’interno delle situazioni catastrofiche in generale, appare, come stato principale, il panico, che in alcuni casi paralizza e in altri promuove la fuga. Un caso di situazione catastrofica nell’ambiente urbano è stato l’incidente di River Plate, dove, evidentemente, ci sono state una quantità di fattori che impedirono l’evacuazione, dove la maggior parte dei morti è avvenuta per asfissia e si è vista una montagna di scarpe nelle foto, che rappresentavano la pressione su ambedue i lati per arrivare su, e c’era un paziente, che morì in seguito, che è salito 25 metri, come spinto da una catapulta. Questa, come altre situazioni catastrofiche possono essere previste; in questo caso l’incontro frontale tra i tifosi del Boca e la polizia ha costituito l’inconveniente principale, la chiusura o no delle porte fu secondaria. Il meccanismo di fuga di fronte a minacce provocate alla polizia, perché gli tirarono di tutto, è stato l’elemento principale.
Un’altra situazione catastrofica tipica è stata quella di Lima, pochi anni prima, dove l’intervento dei due leaders provocatori, scatenò una situazione di dispersione e di rottura di tutti i modelli di comportamento; la situazione catastrofica era data dalla perdita dei ruoli abituali di ciascuno e con la perdita assoluta della comunicazione, dove c’erano persone che gridavano di essere in pericolo e che avrebbero potuto essere salvate da altri, ma non c’era un linguaggio comprensibile.
In ogni situazione di panico si produce, come primo segnale, un disturbo della comunicazione e la cosa importante è che si produce una negazione del pericolo e una negazione dell’identità delle persone che possono trovarsi nella situazione di panico. Naturalmente, come situazione di panico o catastrofica più intensa abbiamo la guerra, ma per il fatto che in guerra i soldati sono istituzionalizzati nei propri incarichi, con le difese adeguate, non si arrendono.
Lo psicologo sociale può fare molto in situazioni come quella delle inondazioni, gestendo le situazioni gruppali e cercando di creare ideologie speciali di salvataggio, contro leaders che sempre appaiono, oppositori, come se l’inondazione fosse mandata dal governo. In ogni situazione di panico, base della situazione catastrofica, lo psicologo sociale può agire facendo gruppi, chiarendo l’intensità delle paure della perdita e dell’attacco, che coesistono e cooperano nello stesso momento; da lì, cioè, la paralisi di alcuni o la fuga di altri, si perde completamente il senso della cooperazione in una situazione di pericolo massimo. Il compito specifico dello psicologo sociale è prendere contatto con quelle persone che non vogliono uscire e che provocano ritardi e conflitti di ogni tipo e che, inoltre, sono leaders non solamente della permanenza ma sono, quindi, leaders oppositori dal punto di vista politico, come se, per mezzo di questo, si realizzasse un’azione magica che sconfigge il governo esistente.
La situazione catastrofica ha un aspetto curioso, perciò lo colleghiamo con le psicosi ipnotiche; ha un’oscurità e un panico che può essere definito come la presenza simultanea della paura della perdita e della paura dell’attacco, con un’intensità tale che paralizzano o disorientano totalmente, o di fuga dal luogo di pericolo.
Colleghiamo questo tema con le psicosi ipnotiche e confusionali che la psichiatria descrive, laddove negli stati catastrofici si vede proprio la confusione di ruoli tra i membri, vale a dire i membri di un gruppo determinato hanno i propri ruoli confusi, non possono operare e necessitano allora di personale che li orienti. Assomiglia, dal punto di vista individuale, a stati confusionali di altro tipo, che obbediscono a molteplici cause e che possono essere collegati tutti con l’incubo o con la notte, il sognare e il dormire, perché, studiando gruppi di persone vittime di catastrofe, si vede che hanno stati di insonnia per il fatto di trovarsi in uno stato di vigilanza permanente. In queste notti appaiono situazioni simili alle situazioni ipnotiche individuali, legate alla mitologia, al folklore, ecc., e che temono l’apparizione di un lobizon[1], o qualsiasi di quei personaggi.
Gli stati confusionali sono la base di ogni comunità vittima di catastrofe, dove la gente perde operatività per la confusione. Questa confusione si deve ad un incremento improvviso delle paure di base, che gli impedisce di operare e sono come stupiti o fanno fughe molte volte inadeguate.
Le psicosi ipnotiche possono essere raggruppate in accordo ai meccanismi del sogno. Nel sogno si ha uno stato di pre-sonno; uno stato di sonnolenza; si ha uno stato di sonno con sogni e si ha un altro sonno con attività motoria.
Corrispondono agli stati confusionali della psichiatria ed abbiamo stabilito una correlazione tra loro. Tra le psicosi ipnotiche confusionali, la prima si chiama confusione semplice, nella quale si avverte come sintomo caratteristico la confusione di identità, disturbi della memoria e disturbi della propria identità, dove il soggetto si sente confuso, dove compie continuamente un gesto come di togliersi qualcosa dalla fronte, che si chiama obnubilazione, come se avesse una nube nella mente. La confusione semplice manca, generalmente, di contenuti psicologici o ce ne sono molto pochi, e può apparire in qualsiasi momento del giorno.
Le altre forme più tipiche sono quelle della confusione mentale con onirismo, sono le confusioni mentali, gli stati di obnubilazione più la proiezione di stati del sogno nella realtà. Sono stati oniroidi che si vedono spesso nei ragazzi, perché il ragazzo con una temperatura ad uno speciale livello di eccitazione li patisce. Allora inizia a proiettare i suoi sogni angoscianti ed ha una gran paura di fronte a questo. Sono stati caratteristici di disturbi tossici o infettivi e costituiscono il gran numero di quelle chiamate psicosi esogene. Questi malati con un trattamento adeguato possono risolvere la loro situazione molto rapidamente e la vera prevenzione della malattia mentale avviene nelle prime 24 ore di ogni paziente che soffre questo stato confusionale che poi va ad alimentare quadri più gravi.
L’altra malattia è equivalente al sonno con agitazione motoria, ossia, la forma sonnambulica; ha un’attività, un’agitazione così disperata, che c’è una liberazione della motricità che non appare nel sogno normale, dove la motricità è inibita. È ciò che si chiama sonnambulismo e sonniloquio (il parlare nei sogni). Questi stati appartengono generalmente all’isteria.
Il caso tipico di confusione è la confusione mentale “stuporosa”, è lo stato di sogno profondo, chiamato, da alcuni, sogno di piombo e dove hanno la sensazione di non sognare, cosa che non accadde perché l’attività cerebrale si trova in funzione e nessuno smette di sognare, ciò che è provato con l’elettroencefalogramma.
I quadri di confusione semplice come equivalente alla sonnolenza, la confusione mentale oniroide, che è la confusione con sogni proiettati, la confusione mentale agitata e quella “stuporosa”, costituiscono quattro stadi confusionali o psicosi ipnotiche, chiamate così perché sono psicosi della notte, non solamente del sonno ma della notte, e che significano, dal punto di vista diagnostico e prognostico, un buon dato, il fatto che iniziano di notte.
La cosa importante è che le psicosi confusionali si legano a moltissimi stati, soprattutto post-infettivi.
L’importanza che ha l’insistere su questi stati confusionali, che appaiono a volte tra le righe, vale a dire che il soggetto entra in confusione e ne esce, entra e ne esce, è che questi stati servono per alimentare situazioni psicotiche più profonde e sono chiamati momenti chiave delle psicosi croniche per il fatto che il soggetto che inizia ad avere un'attività di veglia anormale (per esempio, che si sente osservato o vigilato) produce un sogno di quel tipo rinforzato da quelle che vengono chiamate idee post-oniriche, le idee deliranti come realtà, e si svegliano con l’idea che ciò che hanno vissuto durante il sogno è una realtà concreta, e quindi alimenta il sistema psicotico.
Dietro tutto questo abbiamo il panico che si produce per un’interferenza brusca delle due ansietà e una disgregazione, in un certo senso, con confusione relativa, caratteristiche di situazioni che abbiamo descritto come situazioni patoritmiche. Le malattie che maggiormente producono questi stati sono l’isteria e l’epilessia. Nell’isteria abbiamo la caratteristica dell’incubo, e nell’epilessia quella del pavor notturno. Nell’incubo il bambino sogna angosciato ma può essere risvegliato, e quando si sveglia proietta sulle pareti della sua stanza il contenuto dei suoi sogni e rimane sveglio. Nel caso del pavor notturno, molto difficilmente sono risvegliabili; stanno con gli occhi aperti, come se fossero svegli, e appena esprimono il contenuto di un sogno angosciante si addormentano immediatamente. Vale a dire che tendono immediatamente ad una maggiore regressione e ad un’incorporazione di quei contenuti nella loro mente, mentre l’isterico rimane con la paura. Nell’epilessia, il pavor motturno è caratterizzato dal dormire con gli occhi aperti, angosciato, e si fanno alcune manovre come l’enuresi, l’encopresi, le crisi masticatorie, il digrignamento dei denti, crisi di ogni tipo, dove l’epilessia viscerale, che prende tutti gli organi, si manifesta molto facilmente durante la notte, sviluppando una sindrome notturna, a volte come un addome acuto, un’appendicite acuta, equivalente a un’epilessia viscerale.
La connessione che abbiamo fatto tra situazioni catastrofiche e situazioni ipnotiche ha la particolarità che sono tutte di carattere improvviso, si verifica il panico come situazione di base.
[1] Il lobizon è un uomo che può tramutarsi in animale, una sorta di lupo mannaro, una figura che, con proprie specifiche caratteristiche, appartiene anche alla cultura e alle leggende popolari dell’Argentina: “… le radici affondano nel mito dell'Uomo-Lupo germanico. Il settimo figlio di una famiglia diventerebbe un lobizon quando è adolescente; se però il settimo figlio è una femmina la maledizione non si compie. Per potersi tramutare in forma di animale è necessario seguire un rituale preciso: colui che vuole trasformarsi deve ruotare su se stesso tre volte in circolo, in elementi disgregati quali sabbia, cenere o polvere tombale. Il lobizon ritorna umano durante il giorno e si trasforma solo nelle notti di martedì e venerdì. L'uomo non morirà se il lobizon viene ferito nè realizzerà di esserlo stato nella sua forma di animale. Il lobizon è un ibrido tra un cane e un maiale, ha orecchie larghe e mangia i bambini non battezzati, gli escrementi e i rifiuti trovati nei fiumi, e i suoi occhi sembrano essere infuocati. E' immune alle armi da fuoco può essere ucciso solo con armi da taglio. Le vittime sopravvissute diverranno a loro volta dei lobizon, anche se questa eventualità è rara perché il lobizon non lascia superstiti. La trasformazione avviene anche inghiottendo la saliva di un altro lobizon; questa creatura può acquisire forma di cane e gli altri cani non lo attaccheranno ma saranno suoi compagni.” (tratto da http://www.thexplan.net/XZone/phenomena/licantropia/leggende_pop.htm)
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