TRADOTTI
TERMINE DELL'ANALISI
(L’articolo, scritto da Enrique Pichon-Rivière in collaborazione con M. Abadi, J. Bleger e E. Rodrigué è tratto dal libro “La psiquiatrìa, una nueva problematica” (1971), ed è stato tradotto dallo spagnolo da Lorenzo Sartini)
Presenteremo un breve abbozzo delle nostre opinioni sul tema “Termine dell’analisi”, come contributo per un suo miglior chiarimento.
Desidereremmo poter contare su un altro termine più esatto e corretto, che rifletta meglio ciò che realmente accade in quello che, fino ad ora, abbiamo chiamato termine dell’analisi. Questi termini che cerchiamo potrebbero essere qualcosa come culmine, esito o chiusura dell’analisi, senza che nessuno di essi ci soddisfi. Una rapporto che si impone immediatamente è quello tra termine dell’analisi e guarigione e, in questo senso, crediamo che il concetto di guarigione derivi dai criteri di termine dell’analisi e, in nessuna maniera, anticipiamo nulla se definiamo quest’ultimo avvalendoci dell’altro.
Il termine dell’analisi è la finalizzazione di un ciclo che deve essere collocato e compreso nella stessa maniera delle finalizzazioni degli altri cicli dello sviluppo. Ciò che realmente termina è la situazione analitica, poiché l’operazione analitica si internalizza come processo interno, in tal modo che potremmo dire che l’analisi termina quando si è fatta internamente interminabile. In altri termini, quando si è prodotto un arricchimento del mondo interno, con diminuzione della quantità di ansie e quando l’io non utilizza le sue energie per paralizzare e dominare queste paure, ma le risolve nella gestione della realtà interna ed esterna, cioè quando si è prodotta un’organizzazione delle ansie, una gestione delle paure con senso di realtà.
Questo implica, come già sappiamo, una rettificazione dei processi massivi di proiezione-introiezione, rettificazione dell’apprendimento e della comunicazione, acquisizione dell’identità e dell’alterità, utilizzazione dell’identificazione proiettiva come strumento di adattamento alla realtà.
Crediamo anche importante sottolineare che ci sono molte categorie di termine dell’analisi, nello stesso modo come ciascun essere umano compie gli stessi cicli di sviluppo in maniera totalmente individuale e differente dagli altri. In questo senso, il termine dell’analisi è strettamente collegato con il momento evolutivo o con la fase della vita che il soggetto attraversa, come pure con i momenti critici e con i conflitti tipici di ciascuna età o periodo vitale. L’esperienza analitica è anche un ciclo nella vita di un soggetto, che deve compiere e soddisfare in maniera irreversibile e irripetibile, come lo è ciascun periodo o ciclo vitale.
Il trattamento psicoanalitico è un’esperienza vitale e unica, irreversibile e irripetibile, come lo è ciascun periodo o avvenimento vitale, e deve essere posto e condotto come tale. La fantasia di un’analisi interminabile è una fonte di resistenze, in quanto si rinvia l’analisi di situazioni perché verrebbero analizzate “in un’altra occasione”. I criteri di termine dell’analisi devono essere chiariti all’inizio dell’operazione analitica, perché essi includono il progetto di vita di ciascun soggetto, inclusa la sua scala di valori. Didatticamente, devono anche essere insegnati i criteri di termine dell’analisi prima della tecnica strettamente considerata, poiché quest’ultima è condizionata in alto grado dai primi.
E. Jacques introdusse il concetto di span of time (arco di tempo) per riferirsi al tempo in cui ciascun individuo può realizzare un compito sotto la sua propria responsabilità, in maniera autonoma, senza essere sottomesso a freni o richieste di autorità. Il termine dell’analisi è strettamente collegato con il raggiungimento del massimo span of time per ogni soggetto ed anche con ciò che potrebbe definire lo span of time, che è l’esponente del grado di ampiezza o restringimento dell’io, poiché quest’ultimo ha molto a che vedere con il progetto di vita e l’ampiezza che lo stesso ricopre, tanto nel tempo come nello spazio.
Presenteremo un breve abbozzo delle nostre opinioni sul tema “Termine dell’analisi”, come contributo per un suo miglior chiarimento.
Desidereremmo poter contare su un altro termine più esatto e corretto, che rifletta meglio ciò che realmente accade in quello che, fino ad ora, abbiamo chiamato termine dell’analisi. Questi termini che cerchiamo potrebbero essere qualcosa come culmine, esito o chiusura dell’analisi, senza che nessuno di essi ci soddisfi. Una rapporto che si impone immediatamente è quello tra termine dell’analisi e guarigione e, in questo senso, crediamo che il concetto di guarigione derivi dai criteri di termine dell’analisi e, in nessuna maniera, anticipiamo nulla se definiamo quest’ultimo avvalendoci dell’altro.
Il termine dell’analisi è la finalizzazione di un ciclo che deve essere collocato e compreso nella stessa maniera delle finalizzazioni degli altri cicli dello sviluppo. Ciò che realmente termina è la situazione analitica, poiché l’operazione analitica si internalizza come processo interno, in tal modo che potremmo dire che l’analisi termina quando si è fatta internamente interminabile. In altri termini, quando si è prodotto un arricchimento del mondo interno, con diminuzione della quantità di ansie e quando l’io non utilizza le sue energie per paralizzare e dominare queste paure, ma le risolve nella gestione della realtà interna ed esterna, cioè quando si è prodotta un’organizzazione delle ansie, una gestione delle paure con senso di realtà.
Questo implica, come già sappiamo, una rettificazione dei processi massivi di proiezione-introiezione, rettificazione dell’apprendimento e della comunicazione, acquisizione dell’identità e dell’alterità, utilizzazione dell’identificazione proiettiva come strumento di adattamento alla realtà.
Crediamo anche importante sottolineare che ci sono molte categorie di termine dell’analisi, nello stesso modo come ciascun essere umano compie gli stessi cicli di sviluppo in maniera totalmente individuale e differente dagli altri. In questo senso, il termine dell’analisi è strettamente collegato con il momento evolutivo o con la fase della vita che il soggetto attraversa, come pure con i momenti critici e con i conflitti tipici di ciascuna età o periodo vitale. L’esperienza analitica è anche un ciclo nella vita di un soggetto, che deve compiere e soddisfare in maniera irreversibile e irripetibile, come lo è ciascun periodo o ciclo vitale.
Il trattamento psicoanalitico è un’esperienza vitale e unica, irreversibile e irripetibile, come lo è ciascun periodo o avvenimento vitale, e deve essere posto e condotto come tale. La fantasia di un’analisi interminabile è una fonte di resistenze, in quanto si rinvia l’analisi di situazioni perché verrebbero analizzate “in un’altra occasione”. I criteri di termine dell’analisi devono essere chiariti all’inizio dell’operazione analitica, perché essi includono il progetto di vita di ciascun soggetto, inclusa la sua scala di valori. Didatticamente, devono anche essere insegnati i criteri di termine dell’analisi prima della tecnica strettamente considerata, poiché quest’ultima è condizionata in alto grado dai primi.
E. Jacques introdusse il concetto di span of time (arco di tempo) per riferirsi al tempo in cui ciascun individuo può realizzare un compito sotto la sua propria responsabilità, in maniera autonoma, senza essere sottomesso a freni o richieste di autorità. Il termine dell’analisi è strettamente collegato con il raggiungimento del massimo span of time per ogni soggetto ed anche con ciò che potrebbe definire lo span of time, che è l’esponente del grado di ampiezza o restringimento dell’io, poiché quest’ultimo ha molto a che vedere con il progetto di vita e l’ampiezza che lo stesso ricopre, tanto nel tempo come nello spazio.
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