CREARE
MOLTIPLICARE
LUOGHI
DI RESPIRO
COLLETTIVO
La pandemia agisce come disvelamento: mettendoci in condizione di comprendere che da tempo viviamo entro la carcassa del capitalismo neoliberale, che non smette, per quanto defunto, di imporre le sue regole: privatizzazione, competizione, primato del profitto sull’interesse sociale, devastazione dell’ambiente, iper-sfruttamento delle energie mentali, burnout.
Ma non basta comprendere che siamo in una trappola per uscirne. Uscire dalla trappola tecno-finanziaria richiede infatti una strategia politica e soprattutto una solidarietà sociale fondata su un processo di soggettivazione che al momento, nella tempesta pandemica, appare esitante e depresso. L’apocalisse pandemica ha reso evidente che la società non può sopravvivere senza liberarsi dalla regola neoliberale, ma ha indebolito, e forse paralizzato le energie psichiche necessarie per attivare un processo di soggettivazione solidale.
Entro questo contesto un gruppo di ricercatori che operano prevalentemente nel campo della psicoterapia mette all’ordine del giorno la necessità di creare e moltiplicare luoghi di riflessione psicoterapeutica comune, luoghi di respiro che si sottraggano al soffocamento sistemico, per cercare al tempo stesso la via per l’emancipazione dal dominio tecno-finanziario.
Il 25 ottobre in Cile si tiene il referendum che deve decidere se rimanere per sempre dentro la gabbia della costituzione fascista e ultra-liberale promulgata negli anni di Pinochet e di Kissinger, o se usare la forza costituente della lotta e del voto per uscirne, aprendo la strada a un modello sociale egualitario, e frugale, cioè fondato sull’utile collettivo e non sull’astrazione finanziaria e il consumismo indotto dalla pubblicità.
Della lotta politica in corso in diversi paesi latino-americani, Bolivia, Colombia, Argentina, oltre al Cile, possiamo essere soltanto spettatori. Ma possiamo e dobbiamo essere attori dell’opera di ricomposizione della soggettività sociale che precarietà e accelerazione competizione hanno aggredito e infettato profondamente, e che ora, per effetto della pandemia, dell’isolamento, della paura, del distanziamento sembra sprofondare in una sorta di depressione di lungo periodo.
La pandemia agisce come un catalizzatore di processi catastrofici da lungo tempo in corso: la stagnazione economica, la precarietà dilagante del lavoro, la devastazione ambientale, il burnout da super-lavoro dell’attenzione, la depressione, il panico. Poiché questi processi precipitano tutti insieme, l’orizzonte che si intravvede oltre l’apocalisse pandemica, è quella dell’estinzione del genere umano, mentre la disgregazione della civiltà è ormai ad un punto piuttosto avanzato, e la guerra, la fame, la violenza razzista si diffondono.
Ma non è possibile ragionare proficuamente delle possibilità di sventare la prospettiva estrema dell’estinzione se la mente collettiva è invasa dai fantasmi della paura, dell’angoscia, se il corpo dell’altro è percepito come un pericolo e l’erotismo è bandito dalla vita sociale.
Nuovi profili di sofferenza psichica vanno emergendo: l’erotismo entra in una zona oscura di sensibilizzazione fobica al corpo dell’altro, a causa del trauma del distanziamento e dell’invasione di flussi di perturbante entro lo spazio della vita quotidiana.
Il nostro specifico compito e la nostra intenzione è cartografare il continente emergente dell’inconscio in oscillante ambigua mutazione, per creare moltiplicare luoghi di respiro e collettivi di enunciazione (auto)terapeutica.
E’ possibile vita felice nell’orizzonte dell’estinzione?
Può parere una domanda paradossale, ma è invece cruciale, perché solo se riusciamo a rispondere sì a questa domanda, solo se riusciamo a creare spazi di respiro tranquillo e di relazione felice nel corso della tempesta epidemica e sociale, possiamo trovare la via di fuga da quello stesso orizzonte.
Solo affrontando in modo collettivo la coscienza dell’impermanenza di ogni essere, del nostro esistere singolare e del genere umano come insieme bio-storico, possiamo dissipare il panico, e attivare le dinamiche della creatività e dell’invenzione.
Per questo riteniamo che sia urgente la formazione e proliferazione di luoghi di respiro collettivo, di meditazione sull’impermanenza e di sperimentazione di nuove forme di vita sociale.
Per il gruppo di ricerca
Franco Berardi
16 ottobre 2020
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