LORENZO SARTINI
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SanPa, luci e tenebre di San Patrignano

6/1/2021

 
Foto
di Leonardo Montecchi

Non è facile, per me, scrivere sul documentario prodotto da Netflix, perché sono implicato nella vicenda e naturalmente il mio punto di vista ne risente. Il clima generale del film è tragico. Noi italiani siamo più in sintonia con la commedia o il melodramma o al massimo con l'ilarotragedia, ma in questa vicenda c'è veramente poco da ridere. I protagonisti o meglio i co-protagonisti si presentano al tempo odierno e dialogano con i se stessi della vicenda di cui sono stati attori. Tutto gira attorno alla figura e alle pratiche di Vincenzo Muccioli che, se così si può dire, viene evocato dai racconti e manifestato visivamente dagli archivi. Più che in una comunità ci troviamo, come dice Andrea Muccioli, il figlio e continuatore del fondatore, in una comune Hippy. Ma non siamo in California durante la summer of love ma sulle colline riminesi nel comune di Coriano. Su queste colline, forse per via del turismo di massa che ha portato sulla costa, nel corso di qualche decennio, decine di milioni di persone da tutta Europa, sono possibili ricombinazioni culturali da territorio cosmopolita. Ma tutto, come viene descritto da Pier Andrea, fratello minore di Vincenzo, nascerebbe dalla passione per l'esoterismo e dalla sua capacità di farsi medium nella evocazione degli spiriti. In una atmosfera faustiana l'entità evocata avrebbe indicato la collina di Sanpatrignano come il luogo per iniziare una attività concreta in favore degli emarginati.

L'inizio delle attività avviene in un anno in cui in Italia succede tutto: rapimento ed uccisione di Aldo Moro, il primo governo con i comunisti nella maggioranza da quando esiste il patto atlantico, e l'approvazione della legge 180 che modifica radicalmente i motivi per cui una persona può essere privata della libertà pur non avendo commesso un reato. La legge del 1904 prevedeva l'internamento in manicomio se la persona veniva riconosciuta: "pericolosa a sé ed agli altri e di pubblico scandalo". La nuova legge prevede che i trattamenti sanitari obbligatori siano regolati da una proposta, poi da una convalida di un medico della struttura pubblica, e siano disposti dal Sindaco in quanto autorità sanitaria locale. Questa nuova regolamentazione interrompe gli ingressi nei manicomi e ne avvia la chiusura fra aspre polemiche.



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Una diagnosi inventata: il Disturbo da deficit d’attenzione (ADHD)

10/2/2016

 
Immagine
di Leonardo Montecchi (2004)

Il mondo contemporaneo, caratterizzato dalla globalizzazione, è alla ricerca di nuovi dispositivi di controllo sociale. Anche le diagnosi psichiatriche possono essere dispositivi di controllo del comportamento. Nell’articolo si analizza il caso della produzione del “Disturbo da deficit di attenzione/iperattività” (ADHD) e lo si relaziona alla diffusione del metilfedinato (Ritalin).

Inoltre viene criticato il paradigma dominante del “deficit” in favore del paradigma della “differenza”. L’articolo conclude con una disamina dei farmaci studiati per intervento nelle manifestazioni di massa.
Nuovi dispositivi di controllo sociale che cercano di ricondurre ad un ordine i flussi globalizzanti del mondo contemporaneo sono codificati nel mondo della vita ed entrano pervasivamente nella quotidianità contemporanea.

E’ questo il caso della produzione del “Disturbo da deficit di attenzione/iperattività” (ADHD).
Questo “disturbo” si presenta come una resistenza al processo educativo e non può essere isolata dai vincoli che si instaurano nel campo fra allievi,docenti e compiti educativi.
Il sintomo è definito dal DSM IV come una:

"persistente modalità di disattenzione e/o di iperattività-impulsività che è più frequente e più grave di quanto si osserva tipicamente in soggetti ad un livello di sviluppo paragonabile (…)"



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