L’essere umano ha un’identità complessa, entro la quale istinto, affetti, esperienza e cultura sono mescolate per dare origine a quel prodotto unico e misterioso chiamato individuo. L’individuo è dotato di un sesso biologico, che fisiologicamente contribuisce alla sua identità sessuale, ovvero al sentirsi uomo o donna, e all’orientamento, ovvero a chi accende il suo desiderio. Accanto alla fisiologia di base, però, l’interazione sociale e le primissime esperienze di vita possono modificare non certo il sesso biologico, ma l’identità e l’orientamento. Un bambino molto mite può faticare a riconoscersi nell’ambito della competitività aggressiva maschile, oppure una bimba può sentirsi maschiaccio, oppure rifiutare la propria femminilità in tantissimi modi. La psicoanalisi ha riconosciuto da tempo che identità e orientamento sono insiemi molto ampi e complessi, che non si riducono a maschio/femmina. La complessità e l’unicità di ciascuno si caratterizzano infatti dalla molteplicità di fattori mescolati, tra cui aggressività, vitalità, pazienza, riflessione o irruenza, affettuosità, passionalità, distanziamento e mille altre cose ancora. Alcuni di questi aspetti sono temperamentali, altri dipendono maggiormente dal tipo di educazione o di cultura di appartenenza. Dunque ogni tentativo di dividere le caratteristiche in maschili e femminili risulta un po’ un gioco, come il “destra e sinistra” di Giorgio Gaber. Alla legge e alla società interessa il giusto dell’identità sessuale di ciascuno. Certo, esistono stereotipi proposti dai media, ma se uno è più o meno virile, al netto di comportamenti socialmente riprovevoli, è un problema per lo più suo e delle persone con cui si relaziona, ma difficilmente interessa la politica e l’opinione pubblica.
di Luca Nicoli* (tratto da www.nextquotidiano.it)
L’essere umano ha un’identità complessa, entro la quale istinto, affetti, esperienza e cultura sono mescolate per dare origine a quel prodotto unico e misterioso chiamato individuo. L’individuo è dotato di un sesso biologico, che fisiologicamente contribuisce alla sua identità sessuale, ovvero al sentirsi uomo o donna, e all’orientamento, ovvero a chi accende il suo desiderio. Accanto alla fisiologia di base, però, l’interazione sociale e le primissime esperienze di vita possono modificare non certo il sesso biologico, ma l’identità e l’orientamento. Un bambino molto mite può faticare a riconoscersi nell’ambito della competitività aggressiva maschile, oppure una bimba può sentirsi maschiaccio, oppure rifiutare la propria femminilità in tantissimi modi. La psicoanalisi ha riconosciuto da tempo che identità e orientamento sono insiemi molto ampi e complessi, che non si riducono a maschio/femmina. La complessità e l’unicità di ciascuno si caratterizzano infatti dalla molteplicità di fattori mescolati, tra cui aggressività, vitalità, pazienza, riflessione o irruenza, affettuosità, passionalità, distanziamento e mille altre cose ancora. Alcuni di questi aspetti sono temperamentali, altri dipendono maggiormente dal tipo di educazione o di cultura di appartenenza. Dunque ogni tentativo di dividere le caratteristiche in maschili e femminili risulta un po’ un gioco, come il “destra e sinistra” di Giorgio Gaber. Alla legge e alla società interessa il giusto dell’identità sessuale di ciascuno. Certo, esistono stereotipi proposti dai media, ma se uno è più o meno virile, al netto di comportamenti socialmente riprovevoli, è un problema per lo più suo e delle persone con cui si relaziona, ma difficilmente interessa la politica e l’opinione pubblica. |
Settembre 2024
Categories
Tutti
|