LORENZO SARTINI
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Il pregiudizio razziale (2 stralci)

21/4/2015

 
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Mi sembra molto pertinente alla situazione sociale e politica che si sta vivendo in questo periodo (situazione nella quale si ha costantemente a che fare con prese di posizioni dichiaratamente razziste), riportare questi due stralci dal capitolo "Il pregiudizio razziale", tratto dal libro "Noi e gli altri - I luoghi di incontro e di separazione culturali e razziali" di Roger Bastide.
Roger Bastide è stato un antropologo e un sociologo che ha studiato, sul campo, alcune popolazioni brasiliane e africane; tra gli incarichi accademici ha ricoperto, prima, quello di titolare della cattedra di Etnologia sociale e religiosa alla Sorbona dal 1958 al 1968 e, poi, quello di direttore di studi all'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi.

Penso siano estremamente significativi perché si tratta di una conferenza che Bastide ha tenuto nel 1958 e, parlando di temi che sono tuttora di enorme attualità (anzi sono proprio gli stessi temi di oggi), permettono di relativizzare le posizioni che vengono assunte in rapporto alla questione dello "straniero" e suggeriscono ipotesi alternative per provare a dare un senso alla paura ed agli atteggiamenti violenti che oggi, come allora, vengono manifestati.



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Il lato oscuro di selfie & C.

11/4/2015

 
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di Michele Smargiassi
(da:
http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it)

Se qualcuno mi domandasse (non l'ha ancora fatto nessuno, allora me lo domando da me) quali fotografie spiegano meglio l'avvento delle neo-foto, le foto della condivisione universale, le fotine della disseminazione sul Web, via Facebook, Instagram o quel che vi pare, le fotografie della pizza, dei piedi, delle smorfiette, gli ultracorpi fotografici che spaventano sconcertano indignano tutti, tranne quelli che le fanno e se ne fregano, dicevo: se qualcuno mi chiedesse quali foto sceglierei per provare a coglierne il segreto, credo non avrei dubbi: le fotografie di Abu Ghraib.

Sì, le disgustose fotografie degli allegri aguzzini della prigione americana in Iraq, ricordate? Pile di prigionieri nudi sbeffeggiati da euforiche donne-marine, torture con cani e finte elettrocuzioni fotografate come souvenir, perfino un ritratto con sorriso a tutti denti e pollice alzato di fianco a un cadavere insanguinato.


Orpo! Ho dunque un'idea così spaventosa delle foto con cui i nostri figli riempiono i loro album online? No, niente affatto, al contrario. A dispetto delle smorfie degli snob che le considerano pattume estetico, le neo-foto della condivisone sono per me una sana manifestazione di vita.



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Werner Herzog: sprezzo totale

4/4/2015

 
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di Ginevra Bria (da: www.exibart.com)

Ricorrono i 45 anni di attività di Werner Herzog (Monaco, 1942) e Torino celebra il regista tedesco e i suoi 52 film, formando una rete di istituzioni. Il Museo Internazionale del Cinema, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Teatro il Regio e la Scuola Holden. Questi quattro spazi culturali hanno dato luogo a quattro diversi appuntamenti. La conferenza stampa di accoglienza, una retrospettiva con undici video inediti, fotografie e installazioni, poi un cineconcerto e, per finire, un seminario di due giorni.
Patrizia Sandretto ha così spiegato la scelta di inserire Herzog all’interno di uno spazio dedicato all’arte contemporanea: “Perché ispira molti giovani artisti d’oggi e mostra emozioni che sanno dire qualcosa al di là della rappresentazione. Ogni film inoltre potrebbe essere considerato come un’opera completa a sé stante. Dove Herzog stesso diventa attore, regista e sceneggiatore”.
Herzog è presente a ciascun evento e, alla fine di un’intensa settimana, commenta: “È stato fatto un lavoro enorme qui a Torino, a volte rimango stupito di quello che ho visto, mi sembra di avere davanti qualcuno che riconosco, ma che non, infondo, non conosco del tutto”. E forse è vero. Il regista, tra una conferenza e un seminario, si rivela, arrivando sempre a un passo dalla soluzione che risposta non ha. Il suo cinema.

Come ha iniziato Herzog?



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