Ricorrono i 45 anni di attività di Werner Herzog (Monaco, 1942) e Torino celebra il regista tedesco e i suoi 52 film, formando una rete di istituzioni. Il Museo Internazionale del Cinema, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Teatro il Regio e la Scuola Holden. Questi quattro spazi culturali hanno dato luogo a quattro diversi appuntamenti. La conferenza stampa di accoglienza, una retrospettiva con undici video inediti, fotografie e installazioni, poi un cineconcerto e, per finire, un seminario di due giorni.
Patrizia Sandretto ha così spiegato la scelta di inserire Herzog all’interno di uno spazio dedicato all’arte contemporanea: “Perché ispira molti giovani artisti d’oggi e mostra emozioni che sanno dire qualcosa al di là della rappresentazione. Ogni film inoltre potrebbe essere considerato come un’opera completa a sé stante. Dove Herzog stesso diventa attore, regista e sceneggiatore”.
Herzog è presente a ciascun evento e, alla fine di un’intensa settimana, commenta: “È stato fatto un lavoro enorme qui a Torino, a volte rimango stupito di quello che ho visto, mi sembra di avere davanti qualcuno che riconosco, ma che non, infondo, non conosco del tutto”. E forse è vero. Il regista, tra una conferenza e un seminario, si rivela, arrivando sempre a un passo dalla soluzione che risposta non ha. Il suo cinema.
Come ha iniziato Herzog?