A Melania, ogni volta che si entra nella piazza, ci si trova in mezzo a un dialogo: il soldato millantatore e il parassita uscendo da una porta s'incontrano col giovane scialacquatore e la meretrice; oppure il padre avaro dalla soglia fa le ultime raccomandazioni alla figlia amorosa ed è interrotto dal servo sciocco che va a portare un biglietto alla mezzana. Si ritorna a Melania dopo anni e si ritrova lo stesso dialogo che continua; nel frattempo sono morti il parassita, la mezzana, il padre avaro; ma il soldato millantatore, la figlia amorosa, il servo sciocco hanno preso il loro posto, sostituiti a loro volta dall'ipocrita, dalla confidente, dall'astrologo. La popolazione di Melania si rinnova: i dialoganti muoiono a uno a uno e intanto nascono quelli che prenderanno posto a loro volta nel dialogo, chi in una parte chi nell'altra...
da Le città invisibili, di Italo Calvino
A Melania, ogni volta che si entra nella piazza, ci si trova in mezzo a un dialogo: il soldato millantatore e il parassita uscendo da una porta s'incontrano col giovane scialacquatore e la meretrice; oppure il padre avaro dalla soglia fa le ultime raccomandazioni alla figlia amorosa ed è interrotto dal servo sciocco che va a portare un biglietto alla mezzana. Si ritorna a Melania dopo anni e si ritrova lo stesso dialogo che continua; nel frattempo sono morti il parassita, la mezzana, il padre avaro; ma il soldato millantatore, la figlia amorosa, il servo sciocco hanno preso il loro posto, sostituiti a loro volta dall'ipocrita, dalla confidente, dall'astrologo. La popolazione di Melania si rinnova: i dialoganti muoiono a uno a uno e intanto nascono quelli che prenderanno posto a loro volta nel dialogo, chi in una parte chi nell'altra... Intervista di Bruno Giurato tratta dal sito www.lettera43.it C'era una volta un re, e si chiama Sigmund Freud. Per tutto il 900 il padre della psicoanalisi è stato il punto di riferimento per una cultura europea in cerca di un nuovo fondamento, oltre la millenaria religiosità, e oltre un razionalismo arido. Io, Super Io ed Es sono stati gli attori di una nuova mitologia, e perfino i regnanti di un dominio culturale che si estendeva dalla letteratura alla medicina. LA CRISI DELLA PISCOANALISI. Da qualche decennio a questa parte l'influenza culturale di Freud e della psicoanalisi si è ridotta. E qualcuno ha azzardato l'ipotesi che il maestro di Totem e Tabù sia, appunto, nient'altro che un totem da mettere in soffitta. E con Freud sarebbero da rottamare l'analista, il lettino rituale, le domande sull'interpretazione dei sogni, l'Acheronte chiamato Inconscio... di Pier Aldo Rovatti (ripreso da http://autaut.ilsaggiatore.com ed uscito su "la Repubblica", il 24 giugno 2014 con il titolo "Se gli psichiatri si rimettono il camice bianco") Dove sta andando la psichiatria è una domanda ricorrente: essa risuona nei luoghi deputati (se ne è anche discusso di recente a Roma in un convegno sul Centenario del Santa Maria della Pietà), ma rimbalza a tutti i livelli, dalla politica al territorio diffuso del disagio mentale. La psichiatria (quella ufficiale) sta andando avanti oppure – in un modo più o meno esplicito – sta tornando indietro? Avanti o indietro rispetto a che cosa? A quest’ultimo interrogativo è facile dare una risposta perché il giro di boa è avvenuto nel 1978 con la legge Basaglia (la “180”) che chiudeva i manicomi e restituiva agli ex internati quei diritti che erano già scritti, nero su bianco, nella nostra Costituzione. Un punto fermo, dunque? Non precisamente ed è proprio su questo che si è scatenata la battaglia che arriva fino a oggi. Per averne una conferma, basta solo ripercorrere l’acceso dibattito che ha preceduto e accompagnato (anche in Parlamento) il decreto approvato a fine maggio, con il quale si è spostata di un anno la chiusura definitiva degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) che ancora sopravvivono in Italia, nonostante tutto. In tale decreto sono stati introdotti decisi miglioramenti con l’obiettivo di evitare la riproduzione di molti piccoli manicomi criminali, di costruire percorsi di cura personalizzati nel territorio e di valorizzare il più possibile i Dipartimenti di salute mentale. E soprattutto si è stabilito un tetto temporale non oltrepassabile che sanasse lo scandalo di veri e propri “ergastoli bianchi” (uno scandalo evidenziato solo recentemente e che ha turbato profondamente il nostro stesso Presidente della Repubblica). di Franco Berardi "Bifo" Disagio e repressione Il pensiero antiautoritario del ventesimo secolo è stato direttamente o indirettamente influenzato dalla nozione freudiana di repressione, sulla quale è incentrato il suo scritto Civilisation and its discontents (Disagio della civiltà, in italiano). “…non può mancare di colpirci l’analogia tra il processo di incivilimento e l’evoluzione lipidica del singolo. Altre pulsioni sono indotte a spostare le condizioni del loro soddisfacimento, a trasferirle su altre vie, processo che nella maggioranza dei casi coincide con la sublimazione (della meta pulsionale). …è impossibile ignorare in qual misura la civiltà sia costruita sulla rinuncia pulsionale, quanto abbia come presupposto il non soddisfacimento (repressionem rimozione) di potenti pulsioni. Questa frustrazione civile domina il vasto campo delle relazioni sociali; sappiamo che è la casua dell’ostilità contro cui tutte le civiltà debbono combattere. “ (Freud: Das Unbehagen in der Kultur, capitolo 3) di Giorgio Agamben (estratto da "Le monde diplomatique", 17 gennaio 2014) La formula «per ragioni di sicurezza» («for security reasons», «pour raisons de sécurité») funziona come un argomento autorevole che, tagliando corto in ogni discussione, permette di imporre prospettive e misure che non si accetterebbero senza di essa. Bisogna opporgli l'analisi di un concetto dall'apparenza anodino, ma che sembra aver soppiantato ogni altra nozione politica: la sicurezza. Si potrebbe pensare che lo scopo delle politiche di sicurezza sia prevenire i pericoli, i disordini, persino le catastrofi. Una certa genealogia fa infatti risalire l'origine del concetto al proverbio romano Salus pubblica suprema lex («La salvezza del popolo è la legge suprema»), iscrivendolo così nel paradigma dello stato di emergenza. Pensiamo al senatus consultum ultimum e alla dittatura a Roma; al principio del diritto canonico secondo cui Necessitas non habet legem («La necessità non ha affatto legge»); ai comitati di salute pubblica durante la Rivoluzione francese; alla costituzione del 22 frimaio dell'anno VIII° (1799), che evoca i «disordini che minaccerebbero la sicurtà dello stato»; o ancora all'articolo 48 della costituzione di Weimar (1919), fondamento giuridico del regime nazional-socialista, che ugualmente menzionava la «sicurezza pubblica». Per quanto corretta, questa genealogia non permette di comprendere i dispositivi di sicurezza contemporanei. Le procedure di emergenza mirano una minaccia immediata e reale che bisogna eliminare sospendendo per un tempo limitato le garanzie della legge; le «ragioni di sicurezza» di cui si parla oggi costituiscono al contrario una tecnica di governo normale e permanente. di Gilles Deleuze Da «l'autre journal», n. 1, maggio 1990 I. Storia - II. Logica - III. Programma I. Storia Foucault ha collocato le società disciplinari tra il Diciottesimo e il Diciannovesimo secolo; giungono al loro apogeo all'inizio del Ventesimo. Procedono all'organizzazione di grandi ambienti di reclusione. L'individuo non cessa di passare da un ambiente chiuso all'altro, ciascuno dotato di proprie leggi: dapprima la famiglia, poi la scuola («non sei più in famiglia»), poi la caserma («non sei più a scuola»), poi la fabbrica, ogni tanto l'ospedale, eventualmente la prigione che è l'ambiente di reclusione per eccellenza. È il carcere che serve da modello analogico: la protagonista di Europe 51 può esclamare quando vede degli operai «ho creduto di vedere dei condannati...». Foucault ha analizzato molto bene il progetto ideale dell'ambiente di reclusione, particolarmente visibile nella fabbrica: concentrare; suddividere nello spazio; ordinare nel tempo; comporre nello spazio-tempo una forza produttiva il cui risultato deve essere superiore alla somma delle forze elementari. Prima ancora che fosse tanto vicino da poter cogliere l'espressione dei loro volti, Winston potè rendersi conto, dalla tensione di tutte le membra dei loro corpi, che erano assorti nella lettura. Stavano leggendo, senza dubbio, una notizia di grande importanza. come li ebbe sorpassati di poco, il gruppo si divise, e due dei componenti presero ad alzare la voce come per una lite violenta e improvvisa. Ci fu un momento in cui stavano per prendersi a cazzotti. "Ma non puoi starmi un po' a sentire? Ti dico che nessun numero che finisce per sette ha vinto negli ultimi quattordici mesi!" "Ma sì che ha vinto!" "Ma no, che non ha vinto! A casa conservo tutte le estrazioni da due anni almeno, le ho segnate su un pezzo di carta. Le segnavo tutte, con la puntualità di un orologio. E ti dico: nessun numero che finisce per sette..." "Ma sì, che ha vinto il sette! Ti potrei dire anche il numero. Quattro, zero, sette, finiva così. Era in febbraio... la seconda settimana di febbraio." di Maurizio Maggiani Fonte: http://www.ilsecoloxix.it/ 19.12.2010 Ho manifestato i miei sdegni e i miei aneliti per le strade d’Italia dal 1968 al 1977. Ho smesso di farlo a Bologna, una bella mattina di fine estate quando, arrivato in ritardo al corteo delle “mitiche” giornate contro la repressione, lo lasciai sfilare da cima a fondo senza trovare dove inserirmi, senza riconoscermi in nessuno dei gruppi, delle facce, degli slogan, degli abbigliamenti. Ero diventato troppo vecchio per quella roba, o troppo prudente, o troppo saggio, o troppo codardo; non so, ma ero davvero e definitivamente da un’altra parte. Un quarto di secolo dopo mi sono trovato a Genova, residente della Zona Rossa con cartellino, inutile, di giornalista accreditato appeso al collo. Ho assistito a tutte le manifestazioni a cui mi è stato possibile, cercando di vedere e capire, e ho partecipato a quella del sabato, la grande manifestazione pacifica finita nei grandi pestaggi; ho salvato dalle manganellate due signore che portavano una maglietta con su scritto “un unico Padre, cinque miliardi di fratelli”, e sono io stesso stato salvato da una giovane famiglia che mi ha aperto la porta di casa. Noam Chomsky Fonte: www.visionesalternativas.com.mx Settembre 2010 1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”). di Eduardo Zarelli Fonte: www.ilribelle.com agosto/settembre 2009 I media sono al servizio del modello economico che domina l’Occidente. Ma i singoli contenuti c’entrano solo in parte. La chiave di volta è nel modo in cui allontanano dalla realtà, in una apoteosi di desideri puerili ed egoistici Non è facile parlare di informazione senza scadere nella più scontata banalità. Partiamo però dal constatare l’ovvio: la comunicazione negli ultimi decenni ha raggiunto uno sviluppo tecnologico e quantitativo senza precedenti. Cablaggio digitale, satellitare, televisione ad alta definizione collegata in rete telematica, Internet, facebook, iPhone, palmari a console, ecc. Con queste nuove tecnologie – che sempre più si diffonderanno e affineranno - viviamo nell’era della globalità istantanea – per dirla con Paul Virilio - vale a dire della possibilità non solo di una diffusione o di una ritrasmissione, ma anche di un’interazione immediata di qualsivoglia accadimento. |
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